Uno dei campi in cui l’evoluzione tecnologica sembra tardare maggiormente fino ad oggi sembra proprio essere quello assicurativo. A prescindere che il vostro contratto sia stato stipulato con una compagnia online, un gruppo assicurativo con più di cento anni di storia o una nuova assicurazione straniera il concetto di franchigie, costi, periti e “incazzature” è difficilmente modificabile.

Questo fino ad oggi, negli Stati Uniti Aetna, società che si occupa di offrire piani assicurativi e di assistenza a dipendenti di grosse aziende, ha inserito tra i propri servizi la fornitura ai clienti di uno smartwatch (nel caso tramite una collaborazione con Apple).

La ragione di questo slancio tecnologico è presto spiegata, tramite uno smartwatch è possibile controllare un numero elevatissimo di smartwatchparametri che forniscono alle compagnie dati sui quali calibrare il rischio assicurativo. Il concetto è già presente per quanto riguarda le assicurazioni sui veicoli, se ho montato una black box sulla mia auto essa rivelerà il mio stile di guida che, a sua volta, influenzerà il costo assicurativo successivo, allo stesso modo lo smartwatch rivelerà le abitudini del soggetto: ore di sonno, conduzione di una vita sedentaria, quante sigarette vengono fumate in media in una giornata, velocità e stile di guida in auto o moto, luoghi frequentati, tutta una serie di variabili che potrebbero portare una differenza abissale di costo assicurativo tra persone apparentemente simili.

Svincolandosi dal discorso etico su uno strumento che comunica ogni aspetto della propria vita, i primi studi in merito all’utilizzo di Apple watch con questo scopo parlano di benefici importanti, in quanto offrono una cartina tornasole di tutto ciò che rappresenta il nostro quotidiano.

Alle compagnie assicurative non
resta che metterci al polso un orologio intelligente e assisteremo a decine di persone che cercano di rispettare canoni di vita salutare per scalare classi di rischio e risparmiare centinaia di euro.

A presto,

Emanuele.