Interviste Economiche: l’uomo che ha fatto le scarpe al papa

Esiste ancora qualcuno che opera in campo economico seguendo un approccio tradizionale, artigianale e slegato dalla finanza?

Da questa domanda è nata la mail che ho scritto al Signor Adriano Stefanelli per fissare un incontro. Lui è l’artigiano famoso per aver confezionato scarpe per papi e presidenti.

L’appuntamento è per le ore 9.00 a Novara in Corso Cavour 14, sede del negozio del Signor Stefanelli. Dopo i convenevoli di rito ci accomodiamo su un divanetto in pelle, i suoi clienti lo adoperano per calzare le sue creazioni.

Il Signor Adriano inizia a raccontarmi la storia delle sue scarpe, in maniera quasi pudica ci tiene a lasciare la sua opera come protagonista, lui è il mero esecutore, sempre in secondo piano. Tutto è nato dal papà di Adriano che di professione riparava scarpe. Nel 1962 quando lui entra in bottega per dare una mano lo fa per seguire il consiglio paterno: “…tu non sei obbligato a fare questo lavoro, però impara a farlo un domani ti sarà utile…”. Da quel momento, giorno dopo giorno, un paio di scarpe alla volta, il suo quotidiano è stato quello.

Un’attività fuori dal tempo e dai vincoli

Fuori dalla porta il mondo cambiava, ma per  quanto fosse in continua mutazione tutti avevano scarpe da aggiustare, risuolare o acquistare. Mentre parliamo ho l’impressione di trovarmi in una capsula del tempo. Dalla vetrina vediamo decine di persone passare di corsa. Noi proseguiamo a parlare tranquillamente. La conversazione si sposta sulla produzione, interamente artigianale, ed interamente fatta da lui. Ogni mese le mani del Signor Stefanelli realizzano due paia di scarpe. Il suo fornitore di pelli è sempre stato lo stesso, ma proprio pochi mesi fa ha chiuso, dovrà cercare l’eccellenza altrove. Capite ora perché mi sento in una capsula del tempo?

Rimango affascinato dall’umiltà e dalla cortesia di una persona che potrebbe far pesare il fatto di aver lavorato per Obama, Benedetto XVI e Ferrari. Mentre parliamo mi cade l’occhio su un paio di scarpe in una scatola aperta. Sono presenti le iniziali del committente: “S.B.”. Sono per il cavaliere Silvio Berlusconi mi confiderà poi.

Adriano prosegue spiegandomi che la produzione su larga scala non può permettersi standard qualitativi elevati. Le grandi firme, che spostano la produzione industriale all’estero, lo sanno ma “loro vendono il nome, io vendo scarpe che sono opere d’arte”Approfondiamo il tema. Mi racconta che l’attenzione, la cura e la precisione artigianale non sono riproducibile, spesso accettiamo prodotti di qualità inferiore perché presentano un marchio o sono venduti da un negozio conosciuto. Questo passaggio mi ricorda molto l’ambiente finanziario. Non abbiamo mai la competenza sufficiente a stabilire la bontà di un prodotto, per questo ci fidiamo dell’immagine che un marchio è riuscito a creare.Parlando con un artigiano si capisce immediatamente la mancanza di sovrastrutture artificiali. Il suo lavoro genera un bene che, una volta venduto, gli permette di guadagnare. Semplice, preciso, logico.

Oggi il lavoro di Adriano viene per il 95% al di fuori dell’Italia, “non esistono profeti in patria” mi confida. Perlopiù verso la Cina, gli Stati Uniti e la Russia. Abbiamo già discusso lungamente quando mi accorgo di non aver ancora accennato ai suoi illustri clienti e di come abbia fatto a contattarli.

Le origini di una favola fatta a mano

…era il 2002 quando durante una diretta televisiva di una processione ho assistito ad un malore di papa Giovanni Paolo II, ho pensato immediatamente come potessi alleviare le sofferenze di un uomo tanto grande ed importante. Io so fare scarpe mi sono detto e così ho fatto. Non avevo informazioni e quindi mi sono basato sulla mia esperienza, mi è sembrato di corporatura robusta e di buona altezza. Così ho realizzato un 44. Devo ringraziare la Polizia di stato, attraverso la quale mi è stato possibile consegnare il mio regalo al papa.”. Da quel momento, da quel gesto di straordinaria empatia verso un uomo che soffriva, è iniziata la sua favola tra le calzature dei potenti. Alla morte del papa, Adriano, viene contattato dal segretario pontificio per valutare la possibilità di realizzare calzature per il successore Benedetto XVI. Ovviamente accetta. A questo punto un nuovo successo consacra l’opera del Signor Stefanelli. Il magazine statunitense “Esquire” incorona, proprio per merito delle sue scarpe, il papa come uomo meglio vestito dell’anno. Da quel momento realizza calzature per Bush, i coniugi Obama, Berlusconi e decine di altre autorità per il mondo. Uno degli uomini più ricchi del mondo, a Malta, gli commissiona trentasei paia di scarpe di colori diversi.

Un tour tra le opere ed i pensieri del Signor Stefanelli

Tra le chicche del tour tra le sue creazioni Adriano mi mostra le scarpe realizzate per la Nazionale di calcio Pontificia che riportano l’iscrizione “Bertone 10”. Delle calzature realizzate per la Ferrari, rigorosamente rosse fiammanti. Proseguiamo con un modello per l’Expo ed uno per l’Unione Europea. Passiamo alla letteratura con un particolare modello dedicato a Giovanni Minoli, la vedetta lombarda del libro cuore di De Amicis.

Innumerevoli sono le lettere che testimoniano la qualità della sua opera, esse provengono dal Vaticano come dalla Casa Bianca. Dopo tutto questo mi viene spontaneo chiedere se c’è un personaggio per il quale realizzerebbe delle calzature ma che non è ancora diventato suo cliente. La risposta è tutt’altro che banale: “…in questo momento non vedo nessuno che possa incarnare le qualità che ho riscontrato in passato, quindi devo dirle che no non lavorerei per nessuno…”. Un rimpianto nella carriera del Signor Stefanelli però esiste. “ Purtroppo proprio mentre stavo realizzando delle scarpe per Madre Teresa di Calcutta, lei è venuta a mancare, conservo ancora l’opera non finita, ecco lei sarebbe stata una persona per la quale sarei stato onorato di lavorare.”

I piani per il futuro sono semplici, Adriano lavora ad un progetto in Cina che gli permetterà di raggiungere quella serenità che tanto si è guadagnato. “Ho sempre seguito gli insegnamenti di mio padre al quale sono molto grato. Lui mi diceva di lavorare sempre con umiltà, coerenza ed integrità. Questo perché è indispensabile essere coerenti con sé stessi e non dovere nulla a nessuno”.

Saluto Adriano con l’augurio che possa realizzare il desiderio di vedere tutti i posti in cui ha inviato le sue opere d’arte.

C’è ancora spazio per gli “Adriano Stefanelli” del mercato economico?

E’ difficile non farsi investire da un senso di malinconia parlando di realtà come questa. Si rivela, però, indispensabile compiere un’analisi onesta ed oggettiva. Sicuramente il numero di modelli economici come quello di Adriano sono in diminuzione. Il “sapere” artigianale, se non viene coltivato, viene perso nel giro di poche generazioni. L’altra faccia della moneta di questo aspetto è la nicchia di mercato che si viene a creare. Adriano lavora esportando scarpe per manager cinesi che, stufi di indossare marchi famosissimi ma comuni, cercano l’attestazione elitaria in qualcosa di unico. L’unicità è il vero motivo per il quale ci sarà sempre spazio per questo tipo di realtà. A chi non lavora vendendo ciò che produce, senza conoscere leve finanziarie, sovrastrutture o speculazioni, non interessano i volumi. Basta produrre un bene con l’attenzione, la cura e la dedizione che si devono ad un’opera d’arte. Questo permette di ottenere il proprio “piccolo mondo antico” ed economico da coltivare.

 

 

A presto.

Emanuele

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *