La riforma del terzo settore è un inno all’economia sociale.

Per il terzo settore si apre l’opportunità di diventare davvero grande.

Devo ammettere che raramente mi lascio prendere dall’entusiasmo davanti ad una riforma dai profondi connotati economici. Questa volta però è diverso. Ad  Agosto 2017 ha visto la luce la tanto necessaria riforma del terzo settore. Spiegare la riforma non è il mio lavoro e di sicuro qualcuno lo ha già fatto meglio di quanto farei io, ad esempio troviamo qui una guida molto dettagliata.

Ciò che sottotraccia viene evidenziato da questa riforma è l’enorme mea culpa che in essa è contenuto. Regolamentare il settore no profit, attribuendo a tutti gli enti pari dignità e nomenclatura (saranno tutti ETS enti del terzo settore), suona come un importante inversione di rotta. Mi spiego meglio. L’economia sociale, di cui sempre più si accorgono, è forse il solo mezzo per sostenere la cosa pubblica, combattere l’accentramento di capitale e garantire lavoro. Investire in questa direzione abbandona la strada dell’eccesso finanziario che ha portato alla situazione che oggi viviamo. Il solo perseguimento di dinamiche finanziarie ha contribuito a sviluppare i problemi già accennati: accentramento della ricchezza, povertà ed instabilità lavorativa. Questa riforma è un inno all’economia sociale. Cooperative, associazioni e no profit sono stati sempre considerati come attori economici di serie B. Dall’entrata in vigore di tutte le parti del nuovo regolamento, al contrario, saranno interlocutori privilegiati.

Gli ETS diventeranno attori economici fondamentali nel complesso scacchiere economico-sociale italiano.

Scendendo solo per un istante nelle note tecniche scopriamo che per l’amministrazione pubblica accedere ad un servizio tramite un ETS garantisce un costo inferiore a quello medio del mercato tradizionale. Il valore economico di tutto ciò è esponenziale. Il nostro sistema economico, da più di un decennio, perde ricchezza. Permettere al terzo settore di intervenire attivamente rallenta questa emorragia. Mantiene, infatti, la ricchezza sul territorio di riferimento.  All’interno della riforma è presente un bonus dedicato agli ETS che recuperano beni mobili o immobili pubblici. Anche questo fattore serve a combattere uno dei più annosi problemi attuali: il degrado. Infine aprire i servizi rivolti al sociale a tutti gli altri attori economici impone un impiego di personale maggiore. E’ semplice intuire come l’occupazione gioverà di questo cambiamento.

Tutti i componenti che oggi operano in ambito sociale (cooperative, associazioni, fondazioni e così via) devono prepararsi a considerare sé stessi entità economiche agevolate ma autonome. La vera sfida è riorganizzare il sistema del sociale in maniera tale che possa diventare, in breve tempo, un elemento di spinta per la nostra economia. La normalizzazione di tutto quel mondo sommerso ai limiti della legalità permetterà alle realtà virtuose di emergere e prosperare. Per le altre, quelle che si limitano a gravare economicamente senza offrire nulla, il destino economico riserverà un rapido declino.

A presto.

Emanuele

Mail 📧: emanuele.albertario@gmail.com
Mobile 1 📱: 331 9198261
Mobile 2 📱: 329 7859175
Website🌏: www.albertarioconsulenza.it

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *