Economia: il partito della stabilità non vincerà mai

 Politicamente siamo il paese della discontinuità e dei piani a breve periodo.

Premessa importante e doverosa: qualsiasi giudizio espresso esula dalla sfera politica ma è volto esclusivamente al mondo economico.

Scrivo questo pezzo di getto dopo aver seguito la nottata politica. Ribadisco che l‘ambito politico è quello che, ora come ora, meno mi interessa. Durante un altro appuntamento politico, la questione secessionista catalana, un giornalista riportava una similitudine che trovo azzeccata. Si parlava infatti dell’Europa come di un condominio e nello specifico della Spagna come la coppia dell’appartamento di fianco che litiga da sempre e che fa volare piatti, vasi e suppellettili. Tutti sanno benissimo che però non si lasceranno mai.

Questa mattina penso di aver trovato chi rappresentiamo noi italiani nel “Condominio Europa”. Il nostro Paese è la pazza del piano di sopra. Riflettiamoci. Ciò che meglio ci rappresenta è l’instabilità. Chiunque negli ultimi 30 anni sia riuscito a formare un governo si è dovuto arrendere a piani legati ad una legislatura. Questo è il nostro problema, non siamo in grado di raggiungere quella continuità politica che permetterebbe all’economia di crescere. Questo è il vero tema che mi interessa trattare.

Tornando al nostro condominio l’attico lo avrà sempre la Germania. Questo  non perché abbiano doti o qualità migliori, anzi, bensì perché, il governo attuale lo prova, perseguono sempre un bene comune. La schizofrenia alla quale il nostro Paese è condannato ci obbliga ad una costante opera di distruzione e ricostruzione che caratterizza il susseguirsi delle legislature.

La stabilità e la continuità politica, di qualunque stampo, è ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

Il mondo del lavoro, la situazione previdenziale, le aziende e l’economia in genere hanno bisogno di piani stabili e che possano abbracciare un orizzonte lungo. Noi più di qualunque altro condomino abbiamo bisogno di stabilità e condivisione. Imbastire tavoli di lavoro che abbraccino sfera amministrativa, aziendale e sociale è uno scenario indispensabile. La possibilità di un dialogo continuativo tra l’impresa e lo Stato è ciò che ci manca per esprimere tutte le nostre potenzialità. Immense potenzialità.

Questo è ciò che penso del paradosso politico e delle sue ripercussioni economiche. Restiamo sempre il più bel Paese del mondo, uno dei migliori luoghi in cui può capitare di nascere. Ci basterebbe davvero così poco per poterci permettere quell’attico…

A presto.

Emanuele

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