FUNDRAISING non pubblicità

 La raccolta fondi è la base su cui costruire lo sviluppo professato dalla riforma del terzo settore.

Ho trattato più volte il tema della raccolta fondi e, nonostante sia parte della mia attività quotidiana, ho sempre cercato di essere professionale e tecnico. Oggi, complici il caldo e la voglia di staccare, sarò meno diplomatico.

La raccolta fondi o fundraising, scegliete pure voi, rappresenta il futuro non solo per lo sviluppo del terzo settore, ma anche per il PIL del nostro Paese. Una struttura dedicata all’impegno sociale capace di autoalimentarsi è la sola conclusione per mantenere tutto ciò che abbiamo creato, raggiunto e conservato negli anni. Mi riferisco ai restauri delle opere d’arte di cui il nostro Paese è stracolmo, mi riferisco ai progetti di sostegno sociale e di concetto mutualistico, mi riferisco a tutte quelle realtà che dedicano del tempo agli altri. Per tutti questi soggetti è indispensabile prendere in considerazione che se vogliono proseguire la propria nobile opera debbono seguire l’evoluzione. Veniamo ai casi concreti. Chiunque operi nel no profit sa che è fondamentale poter contare su una dinamica economica ordinaria stabile, per fare questo, in molti, hanno introdotto la figura del fundraiser in struttura. In altre parole colui che si occupi di trovare fondi. Dietro a questa attività ci sono nozioni economiche legate a temi fiscali, bancari, organizzativi, psicologici e tecnici. Nonostante ciò ad occuparsene è quasi sempre una figura neo inserita e proveniente dal mondo pubblicitario.

Fare pubblicità e raccogliere fondi non saranno mai processi comparabili.

Non è assolutamente in dubbio la buona volontà ma parliamo di competenze professionali diverse. I piani di fundraising non funzionano perché chi li propone si preoccupa di informare e non di raccogliere. Per questa ragione, quasi sempre, si inizia con lo stampare manifesti e volantini che arrivino a migliaia di persone ma non portano un risultato sufficiente a pagare la stampa di essi. La differenza tra pubblicità e fundraising è la stessa che c’è tra un bar ed un’edicola. Nel primo caso entro per bere un caffè e leggo la notizia sul giornale acquistato dal proprietario, nel secondo decido di comprare il giornale per leggere le informazioni in esso contenute. Solo in un caso però avrò messo mano al portafoglio. Il soggetto del processo di fundraising è la donazione, il messaggio è mezzo attraverso il quale raggiungo uno scopo. Questo passaggio mi permettere di distribuire il peso economico sulla società. La pubblicità informa di un problema, suscita emozioni ma non chiama all’azione.

Il fundraising funziona, muove miliardi di dollari nel mondo, ma non è un’attività artistica. Per questo occorre che ad occuparsene siano figure con una concreta base di conoscenze economiche. In definitiva se il fundraising non funziona è perché non lo state facendo.

A presto.

Emanuele

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