Nel quinto appuntamento con le lezioni di finanza tratteremo la propensione al rischio.

Per legge, ogni qualvolta sottoscriviamo un prodotto in banca, posta o assicurazione, ci deve essere sottoposto un questionario che certifichi il nostro indice di propensione al rischio. Questo indice non è altro che la misurazione di quanto un soggetto possa assumere rischio in cambio di un eventuale profitto.

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Il Sole 24 ore
Facciamo qualche esempio, la sottoscrizione di un titolo di stato suggerisce una propensione al rischio molto molto bassa (non pari a zero però, il rischio zero non esiste), possiamo dire che anche la sottoscrizione di obbligazioni indica una scarsa inclinazione al rischio, ma quanti esempi di disastri obbligazionari abbiamo sotto agli occhi? Bond argentini, Parmalat e subordinate per citare i più eclatanti. Di contro troviamo un mercato che per definizione è speculativo e accetta un buon margine di rischio, ma per assurdo è quello che a parità di tempo e capitale offre maggiori ricavi e minori perdite, il mercato azionario.

Ovviamente occorrono le giuste specifiche, il mercato azionario non è luogo di investimento per tutti ne, tantomeno, il rifugio degli investitori scottati, ma se consideriamo l’ingresso in questo mondo come l’acquisizione di una quota di un fondo comune di investimento il concetto assume connotati interessanti. Ogni volta che acquistiamo un’obbligazione, ad esempio di una società, noi acquistiamo l’obbligo di ricevere una certa cifra di interesse in cambio della nostra liquidità immediata poi retrocessa, questo in situazioni di normalità ma quante società si possono dire certe di essere ancora “vive” tra 5, 10 o 15 anni? Il mercato dei fondi, invece, accetta il rischio ma distribuisce i capitali su un’infinità di realtà diverse, crea un meccanismo di continua mediazione che sfrutta il trend del mercato nel suo complesso e non del singolo titolo. Oggi la situazione azionaria di diversi titoli, anche molto importanti, è almeno problematica, mentre la realtà complessiva del mercato è in ripresa.

Questa breve analisi ci suggerisce che i concetti di cui eravamo certi, finanziariamente parlando, fino a qualche anno fa oggi non valgono più, oggi il concetto di rischio zero è sostituito da un meccanismo di rischio controllato che metta il risparmiatore al riparo da disastri economici non impossibili ma quantomeno ammortizzati da una coscienziosa distribuzione del rischio.

A presto,

Emanuele