Terzo appuntamento di approfondimento, i temi iniziano a farsi più articolati, oggi parliamo di derivati.
I derivati sono strumenti finanziari relativamente giovani, raggiungono, infatti, una diffusione molto elevata dopo gli anni duemila, devono il proprio nome al fatto che non posseggano un valore proprio bensì lo derivino, appunto, da altri strumenti finanziari e beni reali alla cui variazione di prezzo è legata la loro quotazione.
Questo legame di secondo livello con l’economia reale li ha messi al centro di forti polemiche tra chi accusa una deriva troppo aleatoria dadidei mercati, con strumenti che vanno sempre più a smarcarsi da concetti concreti, e chi, invece, vede in un’economia basata sui derivati il normale iter di evoluzione di un sistema.
In linea generale i derivati sono strumenti che potrebbero essere utilizzati sia in ottica speculativa quanto in ottica di difesa del capitale, in estrema sintesi sono una sorta di “scommessa” sull’andamento futuro di un indice di prezzo ( prezzi materie prime, indici di cambio, tassi rendimento, quotazioni );
è indubbio, però, affermare che la natura speculativa del prodotto ha prevalso, molto di rado consulenti o addetti ai lavori propongono derivati per difendere un investimento, strategia che, invece, sarebbe da prendere in considerazione non di rado.
Altra caratteristica tipica dei derivati è quella di non essere disponibile in una qualche misura, questo è ovvio pensando che il derivato non sia altro che una previsione quindi accessibile da infiniti utenti, portando il concetto a livello popolare possiamo paragonarlo ad una scommessa sportiva se indovino l’andamento della partita ( salita o discesa del valore in questo caso) otterrò un capitale maggiore di quello investito.
Esistono ulteriori diversificazioni tra i derivati che si dividono in sottocategorie che però vedremo più avanti una volta assimilati i concetti odierni.
A presto,
Emanuele