“London Bridge is falling down,
Falling down, Falling down.
London Bridge is falling down,
My fair lady.”
Questa allegra filastrocca mi perseguita da venerdì, da quando economisti, giornalisti, professori, politici, deputati, portaborse, attori, cantanti, giovani in erasmus, giovani non in erasmus, contadini, spogliarellisti, e badanti non in regola hanno detto la loro sul tema di questi giorni ossia l’uscita dall’Europa del Regno Unito.
Oggi il nostro appuntamento avrebbe dovuto trattare altri temi ma il corso degli eventi non ha potuto che portarmi a scrivere questo articolo. Cominciamo da un’analisi il più lucida possibile del tema.brexit2
Lo scoop paga ed il sensazionalismo ancora di più quindi togliamoci dalla testa tutti gli interventi politici e non di questi giorni che sembravano presi direttamente dall’Apocalisse di Giovanni, ma ragioniamo su fatti oggettivi:
in prima istanza il Regno Unito ha sempre mantenuto un piede dentro ed un piede fuori dalla realtà europea, questo un po’ per la supponenza che affligge i sudditi di sua maestà un po’ perché entrare a tutti gli effetti in Europa, abbandonando la sterlina ad esempio, avrebbe messo a nudo tutti i limiti di un’economia non del tutto in linea con i dettami di Bruxelles;brexit1 quindi non perdiamo un baluardo al quale potevamo aggrapparci in caso di emergenza. In secondo luogo le urla disperate di chi incita al “si salvi chi può” non fanno altro che creare confusione e paura che, come abbiamo visto qualche settimana indietro, è la situazione peggiore soprattutto perché chi cede a questo sentimento ed esce dal mercato concretizzando una perdita, di contro chi regge la tensione e ragiona sfrutta il momento per immettere capitale, la perdita di qualcuno è sempre il guadagno di altri, per questo vengono indotti tali comportamenti. Lo scenario che si delinea ha sicuramente connotati particolari ma ogni conseguenza verrà ben analizzata in un processo di separazione che necessita di un iter di almeno due anni, non assisteremo ad un inabissamento dell’isola in stile Atlantide. Proprio per questa ragione siamo davanti ad un evento di assoluta rilevanza storica ma con le maggiori ripercussioni per chi è attore principale non certo per chi, scontato lo shock economico, avrà uno scenario mutevole ma ricco di opportunità.
La mia personale idea sull’uscita dall’Europa del Regno Unito è assolutamente positiva, in primis per la posizione ibrida che hanno sempre tenuto e poi perché alla prova dei fatti senza i sudditi di Elisabetta, alla quale Francia e Germania guardavano sempre in cerca di un cenno di approvazione, siamo noi la terza forza del gruppo Europa, infatti a meno di 48 ore dagli esiti del referendum è già andato in archivio l’incontro all’Eliseo tra Renzi ed Hollande mentre a breve i due si trasferiranno in Germania per affrontare il tema con la Merkel. Il nostro ruolo non può che assumere rilevanza politica ed economica da questa vicenda, è la possibilità che dobbiamo sfruttare di passare da un ruolo passivo a livello decisionale a quello di attore attivo nelle tematiche che contano. Infine sorrido quando sento parlare di argomenti come la fine della generazione erasmus o la sorte di tutte quelle aziende con sede a Londra, qualcuno pensa realmente che l’Inghilterra voglia davvero perdere una fetta così importante della propria economia? Hanno almeno 24 mesi per approvare una soluzione per tenersi in pancia tutte queste realtà. Stiamo calmi manteniamo la lucidità e se abbiamo un dubbio sull’investire qualcosa, passati questi giorni di assestamento, può essere un ottimo momento, in più una volta chiarita la situazione sul referendum per lo staccamento della Scozia nel mio portafoglio qualche obbligazione in sterline la metterei.
A presto.
Emanuele.