Le feste sono terminate e riprendiamo il nostro consueto appuntamento di inizio settimana, questo primo articolo targato 2017 vuole leggere i dati che ci vengono forniti per interpretare il nuovo anno appena iniziato.
Partiamo subito con dei numeri riguardanti il nostro Paese:
PIL 2017: +0.8% appena rivisto al ribasso
Inflazione 2017: +0.6%
Tasso occupazione: +0.6%
Si parla già dalla metà dell’anno appena concluso di un lentissimo processo di uscita dalla stagnazione economica che stiamo vivendo, i dati posti qui sopra confermano un minimo miglioramento per quanto riguarda il sistema Italia ma quanto può ritenersi stabile questo meccanismo? Purtroppo poco, la crescita del PIL è dovuta maggiormente al mercato interno, ciò significa che non ci sarà una forte immissione di capitali nel nostro sistema economico e il tasso di occupazione in crescita è ancora troppo legato a tipologie di contratti decisamente fragili. Quindi il prossimo sarà un altro anno di passione? Non per forza se spostiamo l’analisi a ciò che ci circonda. La crescita stimata a livello mondiale si attesta al 3,4%, inoltre si delineano scenari del tutto imprevedibili pronti ad offrire possibilità da cogliere in maniera repentina. Ancor prima che si insedi (cerimonia fissata per il 20 Gennaio) Trump sta spingendo forte sul concetto di nazionalismo economico per le aziende a stelle e strisce (Ford aveva da tempo cominciato la costruzione di un nuovo stabilimento in Messico, progetto abbandonato a favore di un potenziamento dei siti americani) inoltre pare intenzionato a riaprire uno spiraglio, anche a livello commerciale, con la Russia: mossa che spalancherebbe scenari imponderabili a solo un anno di distanza. Questo nuovo asse rimescolerebbe equilibri e alleanze, sia politiche che economiche, creando opportunità per stati, come il nostro, alla ricerca di flussi di capitali in entrata. Un altro tema che non tralascerei è legato alla BREXIT, è notizia degli ultimi giorni del 2016 che due grosse aziende farmaceutiche con sede nella city stiano seguendo con attenzione il progetto di realizzazione della città della scienza nell’area EXPO per trasferire la propria sede nel capoluogo lombardo, è proprio così impensabile che a raccogliere parte dell’eredità di Londra sia proprio Milano? Assolutamente no, anche perché tra le candidate a vestire il ruolo di capitale europea dell’economia (Berlino, Madrid e Milano ) la città meneghina sembra la più cosmopolita e pronta all’incarico.
Il 2017 non risolverà completamente i problemi con i quali conviviamo ormai da qualche anno, anzi potrebbe portare all’aggravamento di situazioni già poco stabili, ma i dati che oggi possiamo valutare ci suggeriscono un periodo sicuramente più dinamico, dove un buon investitore abbia la possibilità di seguire situazioni favorevoli come da diverso tempo non si aveva la possibilità di fare, preferirei le economie europee ed americane a quelle dei paesi emergenti e presterei attenzione alla Russia in un’ottica di speculazione.
A presto.
Emanule