Come capita molto spesso, anche per il tema di oggi (la finanza), sfruttiamo uno spunto che ci offre un articolo di giornale.

Leggi l’articolo de La Stampa.

95.000.000.000 € questo è il valore del gioco “legale” nel nostro paese per l’anno appena trascorso. Un dato spaventoso se lo si rapporta al contesto sociale che lo genera.

Contrariamente a quanto si possa immaginare, il gioco è una piaga dei paesi con un alto tasso di povertà. Esso viene percepito come l’ultima speranza a cui aggrapparsi quando le condizioni economiche peggiorano rapidamente. Tale situazione colpisce la fascia economica medio-bassa che investe i sempre più risicati margini di guadagno in lotterie, schedine e slot dal costo unitario irrisorio ma dai quali risulta sempre più difficile staccarsi.

Lo stesso meccanismo perverso rischia, sempre più spesso, di affliggere gli investitori in tempo di crisi. Lo schema si ripete: necessità economica, investimento, discesa del valore del capitale, perdita di lucidità, concretizzazione della perdita. Il piccolo investitore perde la sua natura intrinseca e diventa scommettitore. La discriminante in questo caso è l’esperienza, prova di ciò è il fatto che, ancora oggi, in momenti di ribasso del mercato la tendenza è quella di disinvestire concretizzando la perdita. Questo è proprio quello che avviene quando le persone con necessità economiche si gettano sul gioco, legando il proprio futuro economico ad una serie di eventi singoli e dal responso istantaneo.

La finanza non è un grande casinò e non deve diventarlo, gli eventi economici che caratterizzano la buona riuscita di un investimento sono molteplici, analizzabili e reversibili; tutto ciò che non caratterizza il gioco. La finanza è un ambito che può ancora, nonostante la deriva di un’economia sempre meno reale, mantenere una connotazione positiva. Il successo sta nell’approccio che abbiamo nei confronti dell’investimento che abbiamo valutato. L’investitore non è uno scommettitore. Esso deve essere un individuo che da solo (se ne è in grado) o con un consulente (non un venditore) valuta in primo luogo le proprie esigenze presenti e future, il proprio grado di rischio ed infine il prodotto che più lo soddisfa.

Se proprio vogliamo tracciare un parallelismo tra i due mondi un investitore deve essere un giocatore d’azzardo esperto. L’esperienza lo rende un individuo con la capacità di contare le carte, quindi che sappia sempre cosa aspettarsi dai futuri eventi economici.

 

A presto.

Emanuele