Una tra le migliori doti che si possa desiderare di possedere è sicuramente quella di ottenere del buono anche dalla peggiore delle situazioni.
Pare essere questo lo slancio che dalle ceneri della crisi vede riemergere l’economia sociale. Quello dell’economia sociale è un tema d’altri tempi, siamo nella prima metà del secolo scorso quando viene teorizzato questo processo. In realtà la linea guida è molto semplice e subordina il concetto assoluto di profitto a quello di realizzazione dell’individuo. Per comprendere meglio scomodiamo il premio Nobel per l’economia del 1998 Amartya Sen.
Amartya Sen
In queste poche righe viene racchiuso il concetto che gli è valso in premio Nobel. Il fattore sociale influenza ogni tipo di scelta economica, superando addirittura il tema del profitto che è preponderante nell’attuale modello. La riscoperta di questa via economica premia la qualità. Importante è sottolineare il fatto che, il modello, non pregiudica in alcun modo il successo economico, tutt’altro. Gli esempi seguiti dal 2008 ad oggi premiano la gestione sociale come struttura economica con rendimento maggiore.
Ma il sistema economico sociale è riproducibile a livello statale oltre che aziendale?
Ovviamente si. Questa era la natura principale per il quale era stato pensato. Lo stato rivestirebbe il ruolo di garante in tema di rispetto dei dettami di uguaglianza sociale e distribuzione della ricchezza.
Rimettere i valori all’interno dell’economia è possibile se non doveroso. La legge di stabilità del 2017 premia gli investimenti, anche privati, nelle Pmi (piccole medie imprese). L’augurio è che questo spaccato di economia sociale/reale concorra a sanare la martoriata situazione finanziaria in cui versiamo.
A presto.
Emanuele