In più di un articolo ho trattato il tema della deriva finanziaria pericolosissima che ha portato alla situazione economica mondiale  attuale.

Oggi trattiamo di uno strumento che rimette la finanza al servizio dell’economia: i Pir.

Piani individuali di risparmio: il sole 24 ore ci aiuta a capire cosa sono.

Facciamo un passo indietro. E’ opinione diffusa e condivisibile che la crisi economica che abbiamo vissuto sia stata una crisi di produzione. I capitali sono sempre più gestiti in ambito finanziario. Questo processo, fortemente incentivato dagli istituti di credito, ha invertito la gerarchia tra piano economico e piano finanziario. Se vi ricordate parlavamo di prodotto interno mondiale e di come l’economia reale fosse solo un quarto del valore finanziario globale. Il problema resta sempre quello che la finanza crea sovrastrutture ma i conti si aggiustano con l’economia reale.

Finalmente questi temi hanno avuto l’eco necessario per influenzare un preciso cambio di rotta.

L’Italia con la legge di bilancio del 2017 introduce i Pir. Questi strumenti finanziari permettono di mettere al servizio delle Pmi (piccole medie imprese) i fondi di investitori privati. Per ora l’accesso a questi fondi è dedicato a società quotate ma è al vaglio un allargamento tramite standard ben precisi da rispettare. Potenzialmente potremmo essere davanti all’invenzione della penicillina per quanto riguarda la nostra economia. Il finanziamento privato ad innovazioni tecnologiche ed industriali porta la nostra economia in un circolo virtuoso. Ci permette di mantenere produzione e sviluppo sul territorio italiano. Offre la possibilità di “osare” alle imprese e alle idee delle nostre realtà produttive. Di contro agli investitori è concesso di partecipare a tale sviluppo industriale e sociale.

Lo strumento finanziario è sicuramente valido. Esistono dei rischi che possono minarne la buona riuscita. Il tecnicismo imperante del mondo finanziario non deve soffocare il circolo economico. I gestori dei fondi dei Pir devono essere i primi a comprendere che il prodotto non deve essere trattato come un normale paniere di prodotti finanziari. In sintesi i Pir possono rivelarsi performanti nel breve periodo ma non nascono con questa intenzione.

In termini prettamente economici l’introduzione di questi strumenti ci riporta ad un concetto passato rivisto in chiave moderna. Prima che la finanza prendesse il controllo chi poteva permettersi un investimento valutava sempre l’attività produttiva tra le opzioni. Del resto il nostro dopoguerra, caratterizzato dalla fiorente crescita, non si basa su privati che hanno fatto impresa o vi hanno partecipato?

Questa potrebbe essere la pietra miliare su cui poggiare la nostra ripresa. Un buon numero di variabili ci impedisce di dare per scontata la buona riuscita di questo progetto. Possiamo sicuramente affermare, però, che la strada da seguire sia corretta: investimento privato in realtà sociali ed economia reale.

 

A presto.

Emanuele