Investimenti etici: 2°a parte

Riprendiamo il discorso da dove lo avevamo interrotto sette giorni fa. Quali canoni deve soddisfare un’azienda per entrare a far parte di un fondo di investimento etico?

Il concetto di investimento etico nasce nel 1928 negli Stati Uniti dove, il Pioneer fund di Boston, proponeva di sottoscrivere prodotti finanziari totalmente slegati da 3 settori principali: armi, alcool e tabacco. In Italia l’esordio dell’economia etica avviene quasi 70 anni più tardi, a metà degli anni ’90, con la creazione di prodotti dedicati a riciclo, energia pulita e ricerca medica. Oggi l’ambito etico muove solo in Europa 8.750 miliardi di dollari, diventando un vero e proprio fattore rilevante nello scacchiere economico ed obbligando le realtà che vogliono intercettare questi capitali a seguire scrupolose regole. Vediamo assieme i principali dettami:

Criteri di esclusione:

 Alcool, tabacco, droga, armi, energia nucleare, pornografia, vivisezione, paesi con pena di morte.

Criteri di inclusione:

  • Politiche ambientali: valore di impatto ambientale sotto una soglia stabilita, misure interne di riduzione delle emissioni, utilizzo di fonti di energia rinnovabili, qualità dei prodotti e dei processi produttivi.
  • Politiche interne: Pratiche della gestione delle risorse umane, condizioni sindacali, rapporti sindacali.
  • Politiche esterne: Trasparenza della gestione, qualità delle relazioni con tutti gli stakeholders, investimenti sociali.

Occorre, inoltre, sfatare un falso mito legato agli investimenti etici, essi non hanno come caratteristica distintiva una minor redditività per gli investitori privati, negli ultimi 15 anni hanno ottenuto performance assolutamente paragonabili ai fondi di investimento canonici. I costi maggiori sono per i gestori che devono attuare un controllo più  scrupoloso seguendo le regole che abbiamo elencato in precedenza, ed è per questo che raramente ci vengono proposti come alternativa di investimento dagli impiegati delle nostre banche.

In definitiva l’investimento etico non è un obbligo a cui adempiere, non si può sperare di eliminare determinate realtà dal mondo scegliendo un prodotto piuttosto che un altro, però ci può offrire la possibilità di dire: “non con i miei soldi!!!”.

A presto,

Emanuele

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